Mi fa molto piacere che il mio articolo su Rockol abbia avviato un dibattito costruttivo sull’attuale situazione dei Talent in Italia, tuttavia trovo corretto replicare ad alcuni punti dell’intervista a Roberto Cenci apparsa ieri su Rockol a seguito della mia intervista.
Niente da dire sul curriculum professionale di Roberto Cenci. Ma è doveroso da parte mia fare alcune precisazioni.
La sua scelta dei giovanissimi Barone, Boschetto e Ginoble, fu solo un’invenzione televisiva. Un gioco dove tre ragazzini facevano il verso ai tre grandi tenori. Li chiamarono “tre tenorini”, nome che ancora oggi li perseguita nonostante siano tre artisti adulti ed affermatissimi. Se Roberto come dice, avesse creduto veramente nel loro potenziale, perché non ha proseguito poi da solo? Il grande lavoro del lancio mondiale è stato mio e non solo di Tony Renis (che da anni tra l’altro non è più nel progetto Il Volo). Quanto dice Cenci sul meccanismo di scelta dei talenti avvalora la mia tesi: d’altro canto, quante serie ci sono state di “Ti lascio una canzone” e “Io canto”? Come mai non è più emerso alcun talento? Dove sono finiti i vincitori della varie edizioni?
Tornando sul tema delle giurie: chi giudica nei Talent è scelto per fare TV e non musica. In quanto ai giudici-artisti scelti in Italia, faccio notare che gli stessi Talent in altri Paesi scelgono artisti di valenza internazionale e non solo locale. Cenci parla di una mia esperienza di Presidente di giuria a Castrocaro, è un capitolo che preferisco dimenticare: nessuno tra noi giurati ebbe l’opportunità di decidere quello che era stato già deciso a monte da organizzatori, produttori, capistruttura Tv ecc, ma solo di sventolare inutili e ridicole palette.
Roberto ha forse interpretato male quanto propongo nella mia intervista: mi piacerebbe che la discografia desse un seguito alle scelte del pubblico e dei produttori . Se non c’è un dopo, il probabile e possibile talento non arriva da nessuna parte!!!! E poi io, ripeto, non sono contro, ma PRO Talent show televisivi. E’ #RedRonnie totalmente contrario ai Talent e proprio a lui io avevo risposto sulla mia “Torpediniera” e su Rock OL.
Non discuto sul fatto che i cantanti citati da Cenci nella sua intervista abbiano grande successo di popolarità. Ma poi Roberto dice una frase importante: “nel mio piccolo”. Appunto ! Nel panorama mondiale sono TUTTI “nel nostro piccolo” come piccolo è il nostro Paese e il nostro mercato discografico, tranne pochissime eccezioni.
E’ vero che The Voice non sforna nomi, come è vero che alcuni Talent non interessano più. Ma nonostante tutto, mi chiedo perché la TV insiste a proporli. E’ evidente che sono solo prodotti televisivi ai fini televisivi.
Concludo con una puntualizzazione che mi sta a cuore su Sanremo e Baudo: ci tengo a ricordare che #Bocelli, #Giorgia, #Zucchero (quest’ultimo dimenticato da Cenci) sono stati lanciati e portati a Sanremo proprio da me: Baudo da esperto di televisione e grande competente di musica, ha capito da subito il potenziale di questi artisti e mi ha dato fiducia .
#ErosRamazzotti, #LauraPausini e #VascoRossi, sono fenomeni nati grazie a un altro grande competente di musica che non c’è più, Gianni Ravera e portati avanti dai rispettivi produttori, Roberto Galanti, Dino Vitola e Guido Elmi. Altri direttori artistici – conduttori del Festival, come Fazio l’hanno poi nel tempo snaturato, facendone un ibrido show televisivo con cantanti da Club Tenco e politicizzati.
Tornando sui talent ribadisco che è la scelta iniziale che decide se esiste un talento da lanciare. Poi il lavoro di competenti produttori permette la scalata al successo. La discografia, quella vera, potrebbe rendere tutto questo possibile.